Estate. Faceva caldo e Squillace riusciva a regalarci la bellezza dei suoi colori sulla spiaggia. Eravamo colorati anche noi, abbronzati come si conviene in tutte le estati che si rispettano. Tutto procedeva secondo la routine. Sentivamo però, io principalmente, che qualcosa mancava per rendere l’estate indimenticabile! Ulteriore divertimento certo, ma non era proprio ciò di cui avevamo bisogno. Volevo sentirmi parte attiva del divertissement, esserne protagonista, avere un ruolo attivo. Una strana idea iniziava a germogliarmi in testa. Pensavo che fosse arrivato il momento di fare qualcosa di unico, originale, autentico. Erano maturi i tempi, mi domandavo? Come potevo dirlo a Benedetta e Raffaele? Io sono molto esuberante, Benedetta mi avrebbe subito tirato un ceffone per farmi rinsavire, Raffaele invece avrebbe detto che sarebbe stato difficile.
Ma lo feci, e il risultato fu sbalorditivo. In quanto persone di spettacolo e di eventi comprendemmo da subito che ciò che mancava era un festival meritocratico, che non fosse espressione di un sistema e di una meccanica già vista, ma che potesse offrire opportunità concrete a tutti. Si giocava a racchettoni e il rumore della pallina colpita in realtà ci rimbalzava in testa, ci dettava il tempo per i pensieri facendoci riflettere e infondendoci lucidità. Le idee su come realizzare il festival, su come volevamo crescesse la nostra creatura poi si sono susseguite rapide, inanellando sequenze da brainstorming, come quando nei film le coppie si completano le frasi a vicenda. Ed eccoci qui ad avere fattezza di un festival del cortometraggio che crediamo possa dire qualcosa di interessante e dare risalto alla cultura e all’arte. Non è un semplice festival, è un credo per noi! E Ora andiamo a riprenderci l’ombrellone che poi lo abbiamo lasciato piantato sulla spiaggia, come la bandiera sulla Luna.